Il 5 giugno 2021, al fine di realizzare un sistema impositivo mondiale “più equo e più coordinato”, i ministri delle Finanze del G7 hanno trovato un accordo sulla regole per la tassazione delle imprese multinazionali.

L’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico chiarisce che l’accordo sulla “Global Tax” si basa su due “pilastri”:

  1. l’aliquota minima del 15% sui profitti globali delle imprese multinazionali  con ricavi superiori a 750 milioni di euro, allo scopo di rendere equa la concorrenza sulla tassa sul reddito aziendale introducendo un’aliquota minima globale (global minimum tax);
  1. l’applicazione di un sistema di tassazione applicato sui profitti dei Paesi in cui operano e non solo dove hanno la loro sede legale, finalizzato a garantire una più equa distribuzione degli utili e dei diritti fiscali tra i Paesi, per quel che riguarda la tassazione delle multinazionali, incluse le grandi aziende digitali.

La proposta sull’introduzione di una imposta minima globale per le grandi multinazionali è stata inizialmente avanzata dagli Stati Uniti allo scopo di contrastare l’elusione ed il trasferimento degli utili delle multinazionali nei Paesi che impongono tasse più basse (profit shifting).

Un tale accordo, inoltre, consentirebbe agli Stati di reperire risorse finanziarie a seguito degli effetti negativi della pandemia da Covid-19 sul sistema economico mondiale.

Ad oggi le soluzioni normative e tecniche sono ancora tutte da definire e attuare, per di più bisognerà superare alcune criticità come ad esempio l’eliminazione delle web tax che vari paesi, tra cui anche l’Italia, applicano oggi ai colossi del  web.