Al fine di contrastare la lotta all’evasione fiscale e per favorire il rilancio dei consumi è atteso, con il Decreto di agosto, un bonus per i pagamenti elettronici con carte di credito o bancomat. A tal fine il Governo intenderebbe stanziare 2 milioni di euro.
Si ricorda che, tra gli incentivi antievasione, già dal 1° luglio è entrato in vigore il nuovo limite sul contante di 2.000 euro, e la soglia verrà ulteriormente abbassata a 1.000 euro a partire dal 1° gennaio 2022.
Il cosiddetto “bonus Pos” consiste in un’agevolazione fiscale erogata a favore di chi effettua alcune tipologie di acquisti utilizzando metodi di pagamento tracciabili, quali carte di credito o di debito, bancomat o tutte quelle piattaforme che garantiscono la tracciabilità (ad esempio Paypal).
Possono beneficiare di tale agevolazione tutti i titolari di partita Iva, commercianti, professionisti o artigiani i cui ricavi complessivi effettuati nel 2019 non superino i 400.000 euro.
Grazie al bonus Pos 2020, per l’esercente/professionista sarà possibile usufruire di un credito di imposta pari al 30% delle commissioni bancarie richieste per pagamenti elettronici o per i costi fissi legati al mantenimento dei dispositivi.
Il credito di imposta va comunicato entro 20 giorni del mese successivo alle transazioni effettuate e potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione mediante modello F24 a decorrere dal mese successivo a quello in cui sono state effettuate le spese agevolabili.
Per richiedere il suddetto credito occorrono, in particolare, il codice fiscale dell’esercente, il mese e l’anno di addebito, il numero complessivo delle transazioni effettuate nel periodo di riferimento, l’importo finale delle transazioni effettuate, l’ammontare dei costi fissi che periodicamente occorre sostenere (compresi i costi di franchigia e quelli legati al canone per la fornitura del servizio di accettazione).
Una volta ottenuta la conferma da parte dell’Agenzia delle Entrate, i contribuenti dovranno conservare tutti i documenti inerenti alle commissioni addebitate per almeno 10 anni (qualora gli organi competenti intendano predisporre opportuni controlli).